Il Rifugio Dell'Anima

Ragazza sparita, il carabiniere crolla "L'ho uccisa io". Trovato il cadavere

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CAT_IMG Posted on 4/7/2010, 01:46

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Arrestato Luca Sainaghi, 28 anni. Ha sparato con l'arma d'ordinanza al culmine di una scenata di gelosia
NOVARA
Simona Melchionda, la ragazza di Oleggio di cui non si avevano più notizie dal 6 giugno, è stata uccisa. A quasi un mese dalla sua scomparsa Luca Sainaghi, il carabinieri di 28 anni con cui aveva avuto una relazione, ha confessato di averle sparato con la pistola di ordinanza e poi di avere gettato nel Ticino il cadavere. Che, dopo qualche ora, è stato ritrovato in un’ansa del fiume con un proiettile conficcato nella testa. «Sì l’ho uccisa io perchè era gelosa», ha riferito il militare ai suoi colleghi, che lo hanno arrestato. Era con lui che, la sera del 6 giugno, la vittima aveva un appuntamento. Ed è stato lui, dopo averla uccisa, a mandare un sms alla madre, Giovanna: «Dormo fuori». Un depistaggio che non gli ha permesso, però, di farla franca. Le indagini, sin dalle prime battute, avevano concentrato i sospetti proprio su quel ragazzo. Simona lo aveva conosciuto a Oleggio, dove prestava servizio nei carabinieri, e tra loro era sbocciato l’amore. Una storia di qualche mese, interrotta lo scorso novembre, al termine di un viaggio ai Caraibi. Doveva essere il regalo per i 25 anni della ragazza e invece è stato l’epilogo della loro relazione: al ritorno in Piemonte, l’uomo aveva scoperto che l’ex compagna era incinta e si erano lasciati. I fatti, da questo punto in avanti, non sono chiari.
L’assassino sostiene di avere sparato perchè ossessionato dalla ragazza, che voleva costringerlo a lasciare la compagna e il figlio per tornare con lei. I genitori della vittima dicono invece che era lui a non volersi rassegnare al rifiuto della figlia. I rapporti tra i due, comunque siano andate le cose, erano tesi, anche se sembra che continuassero a vedersi e a sentirsi ogni tanto. Fino alla telefonata di domenica 6 giugno, quella ricevuta prima di allontanarsi da casa, in cui i genitori della vittima sostengono di averla sentita urlare. La giovane, che lavorava per uno studio di commercialisti e tutti ricordano come «aperta e solare», scappa dalla cugina, forse per raccontarle tutto, ma non la trova. Allora ritorna a casa, si cambia, prende la Punto rossa della madre, ed esce, ignara di andare incontro alla morte. Per i genitori e gli amici di Simona, è l’inizio di una angosciosa attesa. Due giorni dopo la scomparsa il padre ritrova l’auto, parcheggiata nei pressi della diga di Pombia. Nessuno, però, immaginava che proprio da lì l’ex fidanzato si fosse disfatto del suo cadavere.
Qualche giorno dopo arriva anche la segnalazione di due testimoni: «L’abbiamo vista, era in giro con altre persone», riferiscono ai carabinieri. Ma non era vero e ora gli inquirenti stanno valutando la loro posizione: «Ci hanno fatto perdere del tempo - osserva il procuratore capo di Novara, Francesco Saluzzo - e hanno rischiato di allontanarci dalla realtà».

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